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Bar Equador: a Local History
for a Global Medium

Ex Galleria Margini.

Meoni, Rossi, Marchesini.

Rossi, Marchesini.

Nella Marchesini, Natura morta con uva, 1926,
olio su tavola, 40 x 30 cm.
Courtesy collezione Zonder e Cantieri Aperti.

Beatrice Meoni, At Work, 2020,
olio su tavola, 120 x 100 cm.
Courtesy Cantieri Aperti.

Beatrice Meoni, Le ore,
2020, olio su tavola, 120 x 100 cm.
Courtesy Cantieri Aperti.

D'Amaro, Rossi, Giuseppini, Meoni.

Giorgio Giuseppini, Emersioni, 1981,
acrilico su tela, 148 x 140 cm.
Courtesy Cantieri Aperti.

Pier Luigi Zonder Mosti, La felicità è un angelo dal volto serio (A.M.), 2005-6,
acrilico su tela cellofanata, 70 x 50 cm.
Courtesy Cantieri Aperti.

D'Amaro, Rossi, Giuseppini, Meoni, Zonder Mosti.

Rossi, Giuseppini, Meoni, Zonder Mosti.

Valentina D’Amaro (Massa, 1966); Giorgio Giuseppini (Massa, 1941); Nella Marchesini (Massa, 1901 - Torino, 1953); Beatrice Meoni (Firenze, 1960); Giulio Saverio Rossi (Massa, 1988); Pier Luigi Zonder Mosti (Massa, 1954)

La mostra si interroga sulla pittura come linguaggio in cui coesistono due scenari: globale e locale. Secondo un punto di vista globale possiamo intendere la pittura come quella narrazione costruita a posteriori dalla storia dell'arte, dal mercato e, più in generale, da tutti quei fattori che concorrono all'istituzionalizzazione di un artista e alla sua legittimazione su di un piano storico. Di contro, dal punto di vista locale, in una dimensione spaziale oltre che temporale, la pittura si struttura su influenze reciproche di artisti legati ad uno specifico territorio, per nascita, formazione, scelta o casi della vita. Tramite opere di artisti di diverse generazioni, la mostra suggerisce una possibile genealogia della pittura del territorio apuano con l'intento di mescolare proposte stilistiche eterogenee di artisti i cui percorsi nella scena ufficiale dell’arte contemporanea sono dissonanti. Nel gergo del pittore il medium non è in prima battuta, il linguaggio pittorico, ma la sostanza fluidificante che agevola in vario modo la stesura del colore fra uno strato e l'altro. È quindi, la proprietà fluida della pittura, il suo carattere transitivo, ad essere posto in essere dalle opere in mostra.

Si passa così da generi pittorici definiti a immaginari più articolati, come l'opera Natura morta con uva (1926), un lavoro giovanile di Nella Marchesini, qui esposto per la prima volta, alla disgregazione del corpo rappresentata nei lavori di Beatrice Meoni, sia di quello fisico in Le ore (2020), della statuaria classica in At work (2020) o dei piccoli gruppi scultorei in ceramica di Felici i felici (2018). A queste tavole fanno eco i lavori di Giorgio Giuseppini Emersioni (1981) e Vortice (1984). In quest'ultimo, la frammentarietà dell'opera porta l'artista a suddividere il lavoro in quattro tavole la cui disposizione è intercambiabile generando altre possibili immagini. Con Zonder Mosti troviamo una pratica pittorica ludica e istintiva che in La felicità è un angelo dal volto serio (A.M.) (2005-6) tratteggia a grandi segni direttamente dal tubetto di colore sulla tela cellofanata il volto di un ragazzo immaginario, sospeso fra aria disinvolta e fragilità del materiale, mentre in La verità è come la poesia, giunge in punta di piedi da dove meno te l'aspetti (2006) l'artista definisce gli spazi geometrici e armonici a partire dalla gestualità libera di uno scarabocchio. Geometria e armonia tornano in Senza titolo (2014) di Valentina D'Amaro, in un paesaggio in bilico fra artificio e realtà, definito dalla presenza silenziosa e dal carattere eterno, dove non vi è traccia della presenza umana. Infine, in Gipsoteca - polvere (2018) Giulio Saverio Rossi propone una riflessione sulla relazione fra immagine e materialità a partire da un ritratto di gesso in polvere, facendo emergere in primo piano il materiale che invece si usa come base per la pratica pittorica, mentre in Fluidi (dopo Worthington) (2016) tratta all'interno della pittura i limiti stessi della visibilità impiegando i due colori che si trovano all'inizio e alla fine del nostro spettro visibile.



VALENTINA D'AMARO (Massa, 1966)
Vive e lavora a Milano. Dopo essersi diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera continua lo studio e la sperimentazione dei procedimenti pittorici anche attraverso l'esecuzione di numerose copie da dipinti del passato. L’aspetto tecnico è ritenuto fondamentale per conferire ai lavori una particolare profondità e vibrazione. Già in quel periodo emerge l’interesse per quello che poi diventerà il tema d’elezione di quasi tutta la sua produzione: il Paesaggio.

GIORGIO GIUSEPPINI (Massa, 1941)
Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Carrara, è docente di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico a Massa. Molte le sue esposizioni in Italia all’estero, tra cui si ricordano la partecipazione nel 1975 alla X Quadriennale romana, l'antologica dell'88 al Palazzo Ducale di Massa-Carrara. (c.n.)

NELLA MARCHESINI (Massa, 1901)
Trasferitasi a Torino, frequentò il clima artistico cittadino, divenendo allieva di Felice Casorati e figura centrale della sua Scuola libera di pittura di via Galliari, in cui insegnò. Molte le sue esposizioni, alla Promotrice (1928, 1930, 1934, 1935, 1937, 1951), alla Biennale di Venezia (1928, 1930, 1932) e alla Quadriennale (1931, 1935). Nel 1930, il matrimonio con il pittore torinese Ugo Malvano, poi la guerra, e ancora l’intensificarsi della sua attività letteraria, anche a discapito della partecipazione alla scena artistica. Molte sue opere sono oggi conservate presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

BEATRICE MEONI (Firenze, 1960)
Dopo la laurea in Letterature straniere, si forma attraverso i lavori con compagnie teatrali e scenografi di rilievo affiancano fin dall’inizio il lavoro di pittrice di scena a quello di progettista per la poesia, per la prosa e per la danza. Negli ultimi anni si dedica principalmente alla pittura e all’indagine e sperimentazione sulle possibilità linguistiche della pratica pittorica. Nel 2012 inizia la sua collaborazione con la galleria Cardelli & Fontana di Sarzana.

GIULIO SAVERIO ROSSI (Massa, 1988)
Ha studiato all'Accademia di Venezia e all'Accademia Albertina di Torino. Il suo lavoro è un ripensamento continuo, in chiave critica e concettuale, del ruolo e delle possibilità della pittura all'interno del dominio del visibile. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all'estero ed è presente in collezioni pubbliche e private. È ideatore di Dispositivi Inattuali, residenza d'artista del progetto Cantieri Aperti.

PIER LUIGI ZONDER MOSTI (Massa, 1954)
Vive e lavora tra Massa e New York. Oltre alla professione di architetto, opera come pittore, scultore e scenografo. è autore di una serie di importanti studi e interventi sul patrimonio storico-artistico della provincia di Massa-Carrara. Negli anni ottanta ha eseguito il calco del Portale di Biduino di Massa del XII secolo, custodito al Metropolitan di New York, ed è autore di progetti di rinnovamento architettonico, come il lavoro di archeologia industriale della Filanda di Forno.

BAR EQUADOR
è un luogo fittizio che prende ispirazione da un posto reale. Il vero Bar Ecuador, dove il vino costa un euro e si organizzano mostre da oltre venti anni, si trova a Massa, al confine di Borgo del Ponte, quartiere storicamente al centro delle attività di Cantieri Aperti. Attraverso la creazione di un doppio, che resta attaccato al reale come un gemello siamese, s’intende descrivere lo statuto dei luoghi del presente, divisi tra reale e virtuale, tra desiderio e fallibilità. Bar Equador è il luogo che ospita le persone che vivranno il festival attraverso la rete, ma è anche una possibile istituzione temporanea che rianima con nuove mostre una galleria d'arte contemporanea che a Massa aveva aperto ed è oggi inattiva (ex galleria Margini).

All’interno di Bar Equador si sviluppano le mostre Bar Equador. A Local History for a Global Medium (con opere di Valentina D’Amaro, Giorgio Giuseppini, Nella Marchesini, Beatrice Meoni. Giulio Saverio Rossi, Pier Luigi Zonder Mosti) e Rimpiattino, prima personale di Giacomo Montanelli.

Da fine ottobre, Bar Equador è diventato un sito internet, in cui sono raccolte riletture digitalizzate delle esposizioni ed è ospitato il progetto di Portfolio Review internazionale con i curatori Beatriz Escudero e Cripta 747, e gli artisti selezionati da spazi del contemporaneo attivi in Toscana: Salvator Rosa da Carico Massimo, Virginia Zanetti da Estuario project space, Michelangelo Consani da Museo d’Inverno, Stefano De Ponti da Nub project space, Marcello Spada da Toast project space e Alice Ronchi da Lottozero. A loro si aggiungono i tre nomi di Cantieri Aperti: Silvia Hell, Matteo Fato e Ruth Beraha.

↗ Instagram
↗ Facebook
↗ Sito Cantieriaperti.com

Fotografie mostre:
Carlo Favero
CANTIERI APERTI
è il festival annuale di teatro, musica e arte visiva ideato dalla Compagnia Teatrale Semi Cattivi per il quartiere di Borgo del Ponte di Massa con la collaborazione degli abitanti del borgo.

Nel contesto della settima edizione del festival Cantieri Aperti si sviluppa il progetto curatoriale Bar Equador, a cura di Alessandra Franetovich, Giulio Saverio Rossi, Gabriele Tosi.

Cantieri Aperti / The Empty Museum, edizione 2020
Ideato e diretto da: Franco Rossi, Giulio Saverio Rossi
Direzione scientifica: Alessandra Franetovich
Semi Cattivi: Franco Rossi, Stefania Gatti